MA CHE FINE HA FATTO LA COSTA CONCORDIA

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La rimozione della Costa Concordia costerà 300milioni di dollari. Un'impresa mai compiuta prima e da realizzare in tempi brevissimi, prima che si inabissi, riducendo al minimo i rischi ambientali. L'obiettivo è quello di rimuoverla entro febbraio 2013.

Rimuovere la nave finita sugli scogli grazie alla manovra azzardata di Schettino, è esso stesso un azzardo. A realizzarlo saranno la Titan Salvage, la società americana leader mondiale nel recupero dei relitti, e l'italiana Micoperi, azienda specializzata nella costruzione di piattaforme petrolifere. La Costa le ha scelte per un motivo molto semplice spiegato da Gianni Onorato: il loro progetto rispondeva meglio degli altri a tutti i requisiti indicati. E cioè portare via la nave intera con il minimo rischio e la massima sicurezza, con le migliori garanzie per la tutela dell'ambiente e la salvaguardia delle attività turistico economiche dell'isola del Giglio. Una sfida ciclopica che sia la Titan sia la Micoperi, si dicono sicure di vincere.

"Il progetto è interamente realizzabile e sarà realizzato", sottolineano gli americani. "Siamo sicuri di potercela fare" aggiungono gli italiani della Micoperi, che vanno anche oltre. Il tempo stimato per la rimozione è infatti di 12 mesi: ma visto che ogni giorno che passa aumentano i rischi per l'ambiente, l'obiettivo è metterci meno. "Pensiamo di rimuovere la nave prima di un anno e speriamo di riuscirci entro febbraio". Dunque, poco più di nove mesi se i lavori partiranno entro la settimana.

Il progetto prevede più fasi e un punto fermo: "la protezione dell'ambiente avrà la massima priorità in tutte le fasi dei lavori", così come le istituzioni statali e locali avevano ripetutamente chiesto. "Il nostro obiettivo - confermano Titan-Micoperi - è che non rimanga traccia del nostro lavoro. Auspichiamo di poter salvare il 90% della vegetazione presente sul fondale". Ecco perché il primo passo sarà la mappatura e la rimozione di tutta la vegetazione attorno alla nave, che verrà conservata in appositi contenitori e rimessa al suo posto quando la Concordia sarà solo un ricordo. La seconda fase è forse una delle più delicate e prevede la stabilizzazione della nave, per evitare che scivoli sul fondo durante le operazioni: verrà assicurata con dei grossi cavi e dei pali, piantati nel fondale. Questa operazione - ha spiegato il commissario per l'emergenza Franco Gabrielli - dovrà necessariamente essere conclusa entro il 31 agosto, data individuata dagli esperti come limite ultimo per evitare di correre rischi troppo grossi. "Che la Concordia possa rompersi, deformarsi o scivolare sul fondo è la scoperta dell'acqua calda - ha detto il capo della Protezione Civile non a caso - e nel novero delle possibilità nessuno può escludere che la Concordia possa scarrocciare sul fondo. Ma allo stato il pericolo non è imminente. Quel che è certo è che la nave non può stare così per lungo tempo e in ogni caso rappresenta un rischio per l'ambiente. Più passa il tempo e più aumentano i rischi".

 Una volta messa in sicurezza, verrà costruita sul fondo una piattaforma su cui poggerà la nave una volta raddrizzata. Per metterla dritta la Titan-Micoperi utilizzerà dei cassoni pieni d'acqua, posizionati su entrambi i lati. L'ultima fase sarà lo svuotamento dei cassoni dall'acqua e il riempimento con l'aria, per riportare la Concordia a livello di galleggiamento e trainarla lontano dal Giglio. L'intero costo delle operazioni sarà a carico della Costa e delle assicurazioni. Ma lo Stato non starà a guardare. "L'Italia non ha firmato nessuna cambiale in bianco - dice Gabrielli - seguiremo passo passo le fasi con verifiche e controlli" praticamente quotidiani.